Scommettere non è un gioco,
ma un’illusione, la differenza è tutta lì: nel confondere un’attività creativa
e spensierata con un salto disperato nel buio, tentati dalla prospetta di una
vita da sogno. Per urlare una volta davanti a tutti gli altri: “Ho vinto!”
L’azzardo stimola la nostra
adrenalina fino a causarne dipendenza. Si stima che in Italia i giocatori
patologici siano tra lo 0,5 e il 2,2% della popolazione, come scrive lo psichiatra Luigi Janiri.
In Italia
ci accorgiamo della piaga sociale, quando osserviamo di famiglie sul lastrico
che perdono la loro casa, le persone indebitate che frequentano gli sportelli
d’ascolto delle Caritas diocesane e parrocchiali.
Gli
esperti calcolano che in dieci anni le scommesse siano decuplicate. Alcune
ricerche rilevano inoltre che nelle zone in cui sono aumentati i mini casinò,
sono cresciute le ludopatie.
Ma il
gioco d’azzardo è radicato in Italia perché sostiene le casse dello Stato. Per
avere un’idea del fenomeno l’anno scorso, nel 2013, questi “apparecchi di
intrattenimento” hanno procurato alle finanze del nostro Paese circa 48,7
miliardi di euro: tanto hanno perso gli italiani che si sono “intrattenuti” nei
circuiti legali. Alla somme poi andrebbe aggiunto il mare magnum delle
scommesse online e tutti i locali illegali.
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Le Acli scendono in campo contro il gioco d'azzardo
giovedì 23 gennaio 2014
Raspa: "Incentiviamo l'eliminazione delle slot dai
circoli"
Le Acli, le sue strutture (sedi provinciali, Circoli di base e sedi di
società sportive), presenti in tutto il territorio della regione Emilia Romagna
da tempo sostengono il divieto che nei bar dei circoli Acli ci siano apparecchi
elettronici per il gioco d'azzardo. Dove eventualmente si trovino, sostiene Walter
Raspa del circolo Acli S.Stefano e Presidente Regionale Acli Emilia Romagna,
saranno incentivati i circoli sotto diverse forme a rimuovere le slot machine.
"Le Acli da anni denunciano questo vergognoso fenomeno - prosegue Raspa -
che colpisce soprattutto le fasce deboli della popolazione e molti Sindaci,
finalmente stanno prendendo consapevolezza delle pesanti conseguenze sociali
che il gioco d'azzardo fa ricadere nelle famiglie".
Le Acli hanno aderito con convinzione alla "campagna Nazionale
"mettiamoci in gioco" e al manifesto dei sindaci in appoggio alla
proposta di Legge di iniziativa popolare per la quale si stanno raccogliendo le
firme.
In Emilia Romagna gli Enti, le associazioni di promozione sociale,
ricreative e culturali, riconosciute dalla regione, hanno sottoscritto un
"Codice di Autoregolamentazione e di accordo territoriale" dove al
punto 5 si impegnano nei propri circoli con i giovani e gli anziani ad
organizzare momenti informativi sui rischi derivanti dall'abuso di sostanze
(alcol e droghe) e dalla dipendenza da gioco (gioco d'azzardo patologico).
"A tale fine - sostiene il Presidente Regionale Acli Emilia
Romagna - vanno scoraggiate le pratiche (es. drink card obbligatorie, free bar,
after hours,) che possano incentivare abusi impegnandosi, in particolare, al
rispetto delle indicazioni di legge sul gioco d'azzardo/cfr,legge 8 novembre
2012, n.189, con particolare riferimento all'art.7, comma 5, per l'utilizzo del
materiale informativo predisposto dalle Aziende Sanitarie Locali ed alla
collaborazione con i servizi di assistenza del territorio, pubblici e del
privato sociale, dedicato alla cura e alla prevenzione delle patologie
correlate alla dipendenza da gioco.
In mancanza del rispetto di dette norme l'associazione territoriale
provvederà, in armonia con le proprie norme statutarie e regolamentari, a
richiamare il circolo fino a procedere al ritiro dell'affiliazione
comunicandolo poi alle altre associazioni firmatarie oltre che agli organi
preposti di vigilanza".
Raspa commenta poi con favore le considerazioni del vice sindaco di
Ravenna Giannantonio Mingozzi che aveva affermato:
- non possiamo
interessarci dei nostri circoli solo quando ci sono macchinette da
rimuovere.
- i circoli vanno
aiutati e sostenuti perché costituiscono luogo di ritrovo aperto grazie
all'impegno degli iscritti (spesso i controlli si accaniscono
proprio su questi circoli storici)
"I fatturati del gioco d'azzardo, sono oggi oltre 90 miliardi di
euro annui, ma crescono anche i conti sanitari, sociali, relazionali e legali
della diffusione della malattia "ludopatia" - spiega Raspa.
"L'Italia è il primo paese al mondo per spese pro capite
dedicata al gioco, con 350 mila slot machine legalizzate e ben 50 mila video
lottery che ingoiano anche banconote da 100 Euro alla volta.
Nel 2004 il totale delle giocate ha raggiunto i 25 miliardi di euro
restituendo allo Stato il 29,4% pari a 7,3 miliardi. Nel 2012 si è passati a 94
miliardi ma le entrate fiscali sono rimaste presso che invariate. Questo fa
capire quanto sia appetitosa la torta del gioco d'azzardo, purtroppo c'è
sempre qualche mano non certo anonima che vorrebbe castigare i Comuni che
lottano contro il gioco d'azzardo e la criminalità organizzata.
Le gravi conseguenze che questo gioco legalizzato comporta (i
proprietari delle slot machine sono i monopoli dello stato!), impone a tutti
una seria riflessione a partire da una rigorosa disciplina nazionale ed una
altrettanta severa regolamentazione dei locali pubblici e per finire una
prevenzione di educazione rivolta ai giovani e cura dei malati".
Le Acli sono impegnate fortemente con tutte le proprie strutture sulla
prevenzione del gioco d'azzardo, hanno già organizzato diverse iniziative con
convegni (Piacenza-Parma-Modena-Ferrara e a breve ci sarà un Convegno nel
Circolo Acli di S. Stefano promosso dalla presidenza provinciale), in tutti i
Circoli Acli sono stati distribuiti comunicati e volantini sul gioco d'azzardo
e, in occasione dell'apertura del tesseramento 2014, sono state decise forme di
incentivazioni ai circoli che rinunciano alle slot machine.
Le Acli chiedono ai comuni ed alle provincie e Regioni di incentivare
con la riduzione di tasse i circoli che rinunciano alle installazioni delle
macchinette slot machine.
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Con l’azzardo non si gioca
Evento a Firenze con la presidente Laura Boldrini
Con
l’azzardo non si gioca.
Una legge che fissi le regole, ora!
Sabato 25
gennaio 2014, Firenze
Circolo Arci San Niccolò, via di San Niccolò 33r
ore 10.30-13.00
Intervengono
Laura
Boldrini, presidente della Camera dei deputati
mons.
Fausto Tardelli, segretario della Conferenza episcopale toscana e
vescovo di San Miniato
Salvatore Allocca, assessore al Welfare e politiche per la casa
della Regione Toscana
Nelle aule del Parlamento è iniziato l’iter per l’approvazione di una
legge nazionale sul gioco d’azzardo, un obiettivo fondamentale per tutti coloro
che intendono ridurre i rischi connessi a una diffusione del fenomeno
incontrollata e abnorme.
Nell’opinione pubblica, nelle Istituzioni, nelle Chiese, nei partiti,
tra i cittadini c’è sempre più consapevolezza del fatto che l’azzardo può
produrre situazioni di dipendenza anche gravi e costi sociali e sanitari molto
alti.
“Mettiamoci in gioco” – la campagna nazionale contro i rischi del
gioco d’azzardo promossa da Acli, Adusbef, Alea, Anci, Anteas,
Arci, Associazione Orthos, Auser, Avviso Pubblico, Azione Cattolica Italiana,
Cgil, Cisl, Cnca, Conagga, Federconsumatori, FeDerSerD, Fict, Fitel, Fondazione
Pime, Fp Cgil, Gruppo Abele, InterCear, Lega Consumatori, Libera, Scuola delle
Buone Pratiche/Legautonomie-Terre di mezzo, Shaker-pensieri senza dimora, Uil,
Uisp – organizza questo evento a Firenze insieme ad esponenti
delle Istituzioni e della società civile per dire forte e chiaro che il gioco
d’azzardo va regolamentato, al più presto e in modo molto rigoroso.
In tale occasione il circolo Arci di San Niccolò annuncerà
la decisione di rimuovere le slot dai propri locali.
All’evento parteciperà anche una classe dell’Istituto statale di
istruzione superiore A. Pesenti di Cascina (Pisa), che ha
promosso con la Fondazione Caponnetto un progetto di indagine e
sensibilizzazione sul gioco d’azzardo nel proprio territorio.
La partecipazione è libera.
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Gioco d'azzardo, prosegue la raccolta di firme per
una proposta di legge di iniziativa popolare
Ha preso il via sabato scorso da piazza del Popolo la raccolta di firme per
sostenere la presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare per
il contrasto, la prevenzione e la riduzione del rischio della dipendenza dal
gioco d'azzardo patologico. A quella del sindaco Fabrizio Matteucci, che per
primo ha apposto la propria sul modulo, sono seguite più di cento firme in un
paio d'ore.
La raccolta continua fino al 9 marzo negli sportelli dell'Anagrafe di via
Berlinguer (aperto dal lunedì al venerdì dalle 8 alle13, sabato dalle 8,30
alle12.30, martedì e giovedì anche dalle 14.30 alle 16.30), in quelli di Via
Maggiore 120, via Berlinguer 11, via Aquileia 13 (aperti dal lunedì al venerdì
dalle 8 alle 12.30, martedì e giovedì anche dalle 14 alle 17) e nelle delle
sedi del forese (aperti dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 13, sabato dalle
8.30 alle 12.30) .
Il sindaco Fabrizio Matteucci e l'assessora ai
servizi sociali Giovanna Piaia rinnovano l'invito ai cittadini ad aderire e
firmare poiché "ciascuno di noi con la propria firma può contribuire a
fare sì che le istituzioni dispongano della normativa necessaria per fronteggiare
le gravi ripercussioni sociali, sanitarie ed economiche che il gioco d'azzardo
provoca. Soprattutto nelle fasce di popolazione già messe a dura prova dalla
crisi, dalla disoccupazione o da situazioni di disagio".
Il comitato promotore è attivo nella pubblicizzazione
e nell'organizzazione della raccolta firme attraverso banchetti in luoghi
frequentati, così come sta avvenendo in altre città d'Italia per raggiungere il
numero di firme necessario, 50mila, per far approdare la legge in Parlamento.
Anche altri Comuni della provincia si stanno attivando nella campagna di
sensibilizzazione e raccolta firme. Domattina a Massalombarda si svolgerà un
convegno al quale parteciperà, tra gli altri, l'assessora Piaia in veste di
relatrice della proposta di legge.
Al comitato di Ravenna, a fianco
dell'Amministrazione comunale, aderiscono Caritas, Acli, Auser, Ada, Libera,
Arci, Associazione giocatori anonimi Gamanon, Comitato Cittadino Antidroga,
alcuni istituti scolastici superiori e l'Ufficio Scolastico provinciale, i sindacati
Cgil - Cisl - Uil; Varesco produzioni e Ravenna Cinema che insieme
all'Associazione Culturale Gruppo dello Zuccherificio hanno avviato nei mesi
scorsi campagne di sensibilizzazione, l'Azienda Sanitaria Locale con il
dipartimento Dipendenze Patologiche, lo psicologo Gianni Savron membro del
Comitato Direttivo di Alea, oltre a cittadini e studenti che si occupano a
vario titolo del tema. Il portavoce è Massimo Manzoli presidente
dell'Associazione Culturale Gruppo dello Zuccherificio.
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Le Acli di Ravenna aderiscono al Tavolo per combattere il
gioco d'azzardo
Le Acli ravennati
contro il gioco d'azzardo
Il comune di Ravenna,
venerdì 25 ottobre 2013 , ha dato vita a un tavolo per combattere le ludopatie.
La riunione ha determinato le seguenti decisioni:
è stato istituito un tavolo di coordinamento con l’obiettivo di sostenere un
progetto di legge di iniziativa popolare teso a raccogliere le firme da qui al
31 di marzo 2014;
al tavolo ravennate, oltre al comune e provincia, hanno partecipano le scuole
superiori, i sindacati, l’azienda USL, le principali APS, la Caritas oltre a
numerosi altri enti e associazioni;
ogni associazione partecipante ha individuato un proprio rappresentante in seno
al comitato;
è stata calendariata una prima iniziativa pubblica per l'avvio della raccolta
firme.
SABATO 16 NOVEMBRE - ORE 10.00 IN PIAZZA DEL POPOLO A RAVENNA,
si da’ avvio alla campagna di raccolta firme per la proposta di legge di
iniziativa popolare contro il gioco d'azzardo
Le Acli Provinciali di
Ravenna, aderendo convintamente al tavolo, sono impegnate, in tutto il
territorio provinciale, a progettare e realizzare iniziative a sostegno della raccolta
firme. Nei prossimi giorni approveremo uno specifico programma che faremo
conoscere al nostro movimento e alla cittadinanza.
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Le ACLI di Ravenna Contro le Dipendenze da Gioco
Il Comune di Ravenna
per sostenere l'iniziativa per la firma della legge d’iniziativa popolare per
la regolamentazione del Gioco d'Azzardo, proposta in ambito nazionale da
Legautonomie e dal “Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco
d’azzardo”, ha convocato un incontro per venerdì 25 ottobre alle ore 16 presso
la Residenza Municipale in Piazza del Popolo a Ravenna.
L'Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Ravenna propone di
costituire un comitato locale, per questo scopo, composto da associazioni
sensibili al problema fra cui le Acli Provinciali di Ravenna.
La Presidenza Provinciale Acli, nell'aderire alle richieste del Comune
capoluogo, ricorda il costante impegno del movimento aclista a livello
nazionale, regionale e locale nella battaglia contro il Gioco d'Azzardo.
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Mettiamoci in gioco
“Mettiamoci in gioco” è la campagna nazionale contro i rischi del gioco
d’azzardo. L’iniziativa, nata nel 2012, vuole sensibilizzare l’opinione
pubblica e le istituzioni sulle reali caratteristiche del fenomeno e sulle sue
conseguenze sociali, sanitarie ed economiche.
I promotori della campagna stimano tra i 5,5 e i 6,6 miliardi di euro
annui i costi sociali e sanitari che il gioco d'azzardo
patologico comporta per la collettività, e tra gli 88 e i 94 miliardi di euro
il business dell'azzardo nel nostro paese per il 2012. Tanto che il gioco
d’azzardo, con il 4% del pil prodotto, è la terza industria nazionale.
La spesa pro capite annua per ogni italiano
maggiorenne va, a seconda delle stime, da 1703 a 1890 euro. Le persone che
hanno problemi di dipendenza sono tra le 500mila e le 800mila,
quelle a rischio sono quasi due milioni.
La campagna chiede
allo Stato di frenare l’espansione di nuovi giochi, di rinunciare
ad ampliare la raccolta e i ricavi derivanti dall’azzardo, di restituire un
potere decisionale alle comunità locali che sono espropriate di ogni funzione
di “governo” del fenomeno, di impedire la pubblicità del gioco d’azzardo e di
inserire il gioco d’azzardo patologico all’interno dei Livelli essenziali di
assistenza con una normativa volta a equiparare il diritto alle cure e
l’accesso gratuito e diretto ai servizi già garantiti ad altre forme di
dipendenza patologica.
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Una legge per regolamentare il gioco d'azzardo
La
campagna Mettiamoci in gioco ha incontrato molti parlamentari
Il tempo è scaduto, occorre approvare al più presto una legge che regolamenti
realmente e in modo rigoroso la diffusione del gioco d'azzardo nel nostro
paese. E' questo il messaggio che arriva dall'incontro svolto a Roma il 9
luglio scorso e promosso da “Mettiamoci in gioco”, campagna nazionale
contro i rischi del gioco d’azzardo e dal cartello Insieme
contro l'azzardo a cui hanno partecipato numerosi parlamentari di vari
schieramenti e diversi esponenti degli enti locali. L'appuntamento ha permesso
di individuare una serie di punti condivisi in vista di una normativa in
materia.
"Crediamo che ci sia bisogno di una legge quadro, che
ordini questo settore" - ha affermato Antonio Russo,
responsabile Legalità della Presidenza nazionale delle Acli - Bisogna
modificare la legislazione vigente, soprattutto in alcuni aspetti. Oggi, nel
nostro Paese, i sindaci non hanno poteri di controllo sulla diffusione e
sull'utilizzo dei numerosi strumenti del gioco d'azzardo sui territori. Quindi,
bisogna dare ai sindaci e alle amministrazioni comunali dei poteri effettivi.
Oggi loro non possono neanche stabilire quale sia la distanza dalla sala nella
quale sono contenuti questi giochi, queste slot machine, rispetto per esempio
ad una parrocchia, rispetto ad una scuola. Ecco, noi riteniamo fondamentale che
si riparta da una legge quadro che possa ordinare questa materia".
La campagna – promossa da ACLI, ADUSBEF, ALEA, ANCI, ANTEAS,
ARCI, AUSER, Avviso Pubblico, CGIL, CISL, CNCA, CONAGGA, Federconsumatori,
FeDerSerD, FICT, FITEL, Fondazione PIME, Gruppo Abele, InterCear, Libera,
Shaker - pensieri senza dimora, UISP – ha avanzato queste proposte:
eliminazione del termine "ludopatia" dagli atti pubblici, da
sostituire con il termine, assai più corretto, di "gioco d'azzardo
patologico"; divieto di introdurre nuovi giochi con vincite in denaro;
completare, entro due mesi, il percorso di inserimento del gioco d'azzardo
patologico nei Livelli essenziali d'assistenza garantiti dallo stato;
istituzione di un fondo per la prevenzione, cura e riabilitazione finanziato
per un terzo dalla riduzione delle somme destinate alle vincite, per un terzo
dagli introiti dei concessionari e per un altro terzo dallo stato; impedire
l'accesso ai giochi da parte dei minorenni prevedendo l'obbligo di
presentazione della tessera sanitaria; stabilire una serie di norme per ridurre
drasticamente i messaggi ingannevoli e tutelare i minorenni e le fasce più
deboli; assegnare un potere di regolamentazione agli Enti locali rispetto
all'esercizio del gioco (autorizzazioni, orari, luoghi…); istituzione di un
Osservatorio nazionale sulle dipendenze da gioco d'azzardo patologico presso il
ministero degli Affari sociali, a cui devono partecipare anche esponenti dei
Sert e del terzo settore più rappresentativo; prevedere attività di formazione
specifica per operatori dei Sert, dei Servizi di salute mentale e del privato
sociale e, sui rischi dell'azzardo, per gli esercenti dei giochi; definire un
complesso di limitazioni, divieti e obblighi connessi ai luoghi del gioco per
ridurre i rischi di dipendenza (tempo minima di partita, presenza di orologi
nelle sale, limiti per il fumo identici a quelli vigenti in tutti gli altri
locali…); armonizzazione del prelievo fiscale per i diversi giochi, oggi
tassati in modo spesso radicalmente, e ingiustificatamente, differente.
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Emilia Romagna: Bene legge regionale contro il gioco
Soddisfazione delle Acli Emilia Romagna per la legge regionale
approvata il 2 luglio per contrastare il gioco d’azzardo.
“La Regione ha lavorato bene – ha commentato Walter Raspa, presidente
delle Acli
romagnole – ha recepito i protocolli di intesa che le varie
associazioni avevano fatto per ridurre il fenomeno. Si sono infatti verificati
molti casi di giovani e meno giovani che per giocare si erano rovinati”.
La legge prevede strumenti per contrastare il gioco e fare prevenzione,
trattamenti sanitari anche sperimentali, marchio 'Slot freE-R' per
bar, circoli privati ed esercizi commerciali che non accettano le macchinette
della fortuna e regole ferree per i gestori di sale da gioco che
dovranno esporre un test di verifica, predisposto dall'Ausl, per una rapida
autovalutazione del rischio di dipendenza. Sempre all'interno delle sale, i
gestori sono tenuti a tenere depliant informativi riguardo la disponibilità dei
servizi di assistenza. Infine, la legge prevede l'obbligo per i gestori di
frequentare corsi di formazione predisposti dall'Ausl sui rischi del gioco
patologico.
Insieme alla legge sono stati approvati anche alcuni emendamenti: uno
prevede che i Comuni possano dettare previsioni urbanistico-territoriali in
ordine alla localizzazione delle sale da gioco e disciplinare, nell’ambito dei
propri strumenti di pianificazione, gli elementi architettonici, strutturali e
dimensionali delle sale da gioco e delle relative pertinenze.
Per Raspa un ulteriore disincentivo al gioco potrebbe venire dai
Comuni: “Dovrebbero favorire con agevolazioni fiscali e riduzione delle tariffe
chi decide di togliere le slot. Ma anche lo Stato dovrebbe fare la sua parte ed
essere coerente invece di incentivare il gioco perché ci guadagna”.
In Italia i giocatori stimati sono 15 milioni, di cui 2 milioni a rischio
patologico; 800.000 sono già a livello patologico. 79,9 sono i miliardi spesi
nel gioco in Italia nel 2011, erano 14 nel 2000, di questi 6,4 miliardi spesi
in Emilia-Romagna con una spesa media procapite di 1.840 euro.
Per le Acli, impegnate nella campagna nazionale “Mettiamoci
in gioco”, l’impegno continua il 5 luglio con il convegno “Non
farti giocare dal gioco”, promosso dalle Acli Piacenza insieme alla
parrocchia e al Comune di Castel San Giovanni (Pc).
L’appuntamento è per il 5 luglio ore 21.00 al Centro culturale –Via
Mazzini, 2 di Castel San Giovanni (Pc).
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Emilia Romagna: Il codice delle associazioni
Un codice di autoregolamentazione per le associazioni di promozione
sociale. Lo hanno firmato il 20 giugno nove associazioni dell’Emilia Romagna
tra cui anche le Acli regionali.
Con il codice, le associazioni vogliono contrastare l’abusivismo
associativo – quel fenomeno che per motivi fiscali spinge gli enti di lucro a
diventare associazioni – migliorare la collaborazione con le istituzioni,
costruire un nuovo sistema di partecipazione, evitare il nomadismo
associativo.
Un punto particolare del regolamento riguarda il gioco d’azzardo: le
associazioni si impegnano “a organizzare momenti informativi sui rischi
derivanti dall’abuso di sostanze (alcool e droghe)e dalla dipendenza da gioco
(ludopatia). Le associazioni si impegnano poi a rispettare la legge sul gioco
d’azzardo e a collaborare con i servizi di assistenza del territorio dedicati
alla cura e prevenzione delle patologie correlate dalla dipendenza da gioco”.
Le Acli, insieme ad altre 17 associazioni, partecipano alla campagna
nazionale "Mettiamoci
in gioco", che contrasta il gioco d'azzardo.
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Mettiamoci in gioco. Le Acli contro i rischi del gioco
d'azzardo
- Lunedì, 03 Dicembre
2012 10:32
- Scritto da
area Legalità
Mercoledì 5 dicembre 2012 a Roma presso il Nuovo Cinema Palazzo di
Piazza dei Sanniti 9/a alle ore 18.00 l’iniziativa: "Gioco d’azzardo,
quanto ci costi!"
La dimensione del gioco per le Acli ha un valore sociale e di
socializzazione specifico in sè.
Nell’esperienza associativa il gioco è stato ed è un’insostituibile maestro del
processo educativo. Nella pratica sociale è possibile spiegare con immediatezza
ed efficacia principi etici e morali che diversamente sarebbe difficile
spiegare come , ad esempio, il valore del rispetto delle regole, della lealtà,
del sacrificio nel preparare una gara.
Eppure occorre oggi distinguere tra gioco e gioco. Una cosa è
il gioco che contribuisce a far crescere, a mettere in relazione le persone,
magari contando sulla destrezza e sulla abilità di conseguire una vittoria
meritata e una cosa è il gioco che estranea, che abbrutisce e peggio
ancora fa ammalare.
È quanto sta producendo il gioco d’azzardo in Italia, i cui numeri ed
effetti, su tutte le fasce di età, commentano in maniera inequivocabile un
crescente pericolo sociale e sanitario e una aumento della illegalità.
Oggi nel nostro Paese crescono i fatturati del gioco d’azzardo, ma
anche i costi sanitari, sociali, relazionali e legali della sua diffusione. Per
questo, insieme a 20 organizzazioni di vario genere (Adusbef, Alea, Anci, Anteas,
Arci, Auser, Avviso Pubblico, Cgil, Cisl, Cnca, Conagga, Federconsumatori,
Federserd, Fict, Fitel, Gruppo Abele, InterCear, Libera, Uisp) le
Acli hanno dato vita alla campagna
nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo, “Mettiamoci in Gioco”.
L’iniziativa lanciata a giugno scorso, ha l’obiettivo di aprire un
dibattito politico sul tema e di prevenire i danni sociali del gioco d’azzardo.
Con 80 miliardi di euro di fatturato annuo, l’industria del
gioco d’azzardo è diventata una delle più importanti del Paese.
Lotterie, slot machine, poker, scommesse e giochi d’azzardo di diversa
natura hanno inondato il mercato a ritmi sempre più frenetici. Il risultato di
questo sforzo ingente, anche in termini di marketing e pubblicità, è stata la
notevole crescita dei giocatori, che coinvolge ogni gruppo sociale,
compresi pensionati, casalinghe, giovani.
L’Italia è il primo paese al mondo per spesa pro-capite dedicata al
gioco. Secondo alcune ricerche il 2.2% della popolazione adulta italiana
risulta essere a rischio per il gioco d’azzardo se non addirittura “vittima” di
una patologia.
Una situazione favorita anche da molti conflitti di interesse, a
partire dal fatto che lo Stato stesso affida al ministero del Tesoro e delle
Finanze – fruitore di cospicue entrate economiche provenienti dal mercato
dell’azzardo – il ruolo di tutelare i cittadini dai problemi sociali e sanitari
correlati alle dipendenze patologiche indotte dalla progressiva espansione del
settore. Una funzione che, dunque, dovrebbe essere svolta da una diversa
Autorità di pari livello.
Anche le mafie hanno fiutato l’affare, come testimoniato dalla
Relazione della Commissione parlamentare antimafia del 2011, da molte inchieste
della magistratura e dal rapporto di Libera “Azzardopoli”: il business del
gioco d’azzardo costituisce un interesse specifico di infiltrazione delle
grandi organizzazioni criminali e l’espansione del gioco d’azzardo legale non
contiene, ma alimenta il gioco d’azzardo illegale. Senza contare il nesso tra
gioco d’azzardo e usura, più volte sottolineato dalle fondazioni antiusura.
A fronte di una situazione sempre più preoccupante, Istituzioni,
organizzazioni di terzo settore, sindacati, gruppi di giocatori patologici in
trattamento, associazioni di consumatori, hanno lanciato la campagna
“Mettiamoci in gioco” con l’intento di limitare la crescita forsennata del
gioco d’azzardo, aumentare le tutele per la collettività e i giocatori,
favorire gli interventi a favore dei giocatori “patologici”.
Per i promotori dell’iniziativa è oggi urgente:
- porre un freno,
da parte dello Stato, al modello di “liberalizzazione controllata” del
gioco d’azzardo in Italia, che si è progressivamente trasformato in
insidiosa “deregulation”, come testimonia l’abnorme espansione delle
proposte di giochi in ogni comune d’Italia
- una moratoria
rispetto all’immissione di nuovi giochi, sia per quantità che per qualità,
e la rinuncia ad ampliare ulteriormente la raccolta e i ricavi derivanti
dall’azzardo, anche nel caso di nuove emergenze nazionali che richiedono
l’immediato introito di risorse
- restituire
potere decisionale alle comunità locali, ora espropriate di ogni
funzione di “governo” del fenomeno: i sindaci non possono intervenire
sulle licenze, perché totalmente scavalcati dall’attuale legge dello Stato
- impedire la
pubblicità del gioco d’azzardo con appositi divieti, non
diversamente da quanto avviene per il tabacco. Pur consapevoli della
normativa europea in merito, i promotori ritengono che gli Stati nazionali
debbano riaprire il confronto sull’intera questione all’interno della
Commissione e nello stesso Parlamento di Strasburgo
- inserire il
gioco d’azzardo patologico all’interno dei Livelli essenziali di
assistenza (Lea) previsti per i servizi sanitari, con una normativa
volta a equiparare il diritto alle cure e l’accesso gratuito e diretto ai
servizi già garantiti nelle altre forme di dipendenza patologica. Al fine
di rendere sostenibili i costi di tale equiparazione si propone di
devolvere l’1% del fatturato complessivo sul gioco alla riparazione dei
danni direttamente o indirettamente provocati dall’espansione del
fenomeno.
Le risorse da reperire potrebbero essere così ripartite:
per un terzo dalla riduzione delle vincite, per un altro terzo dagli introiti
fiscali dello Stato, per il rimanente terzo dai profitti dei concessionari e
gestori. L’ultimo obiettivo da perseguire nella prospettiva di una maggiore diffusione
della iniziativa è quello di costituire un tavolo di confronto con le
associazioni e i servizi impegnati nel settore, al fine di definire i criteri e
le iniziative di una corretta ed efficace campagna di educazione al gioco e di
prevenzione dei rischi indotti dal gioco d’azzardo.
Al fine di sensibilizzare sui danni del gioco d’azzardo, la Campagna
“Mettiamoci in gioco”, organizza per mercoledì 5 dicembre 2012 a Roma
presso il Nuovo Cinema Palazzo di Piazza dei Sanniti 9/a alle ore 18.00
l’iniziativa: "Gioco d’azzardo, quanto ci costi!".
Una prima iniziativa pubblica alla quale parteciperanno: Don
Armando Zappolini, Campagna “Mettiamoci in Gioco”; Matteo Iori, presidente del
Conagga; Cristina Perilli, Psicologa Asl Milano; Daniele Poto, Libera; Don Marcello
Cozzi, presidente della Fondazione antiusura “Interesse uomo”.
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